Le premesse del nuovo anno del gioco d’azzardo sono tutte, o quasi, nella coda del 2018 appena concluso e nella Legge di Bilancio approvata in extremis e pubblicata in Gazzetta Ufficiale solo il 30 dicembre. “Normale che si arrivasse all’ultimo minuto” ha chiosato con soddisfazione il vicepremier in quota 5 Stelle Luigi Di Maio ai microfoni del Tg1 spiegando i punti focali della Manovra. Una legge figlia di una lunga trattativa con l’Unione Europea, soprattutto questo il motivo del taglio del traguardo in zona Cesarini, ma che il Ministro dello Sviluppo Economico ritiene soprattutto una manovra per il popolo, e il bilanciamento di pesi e contro pesi utilizzato è abbastanza chiaro: “Alziamo le tasse a banche, assicurazioni e concessionari di gioco d’azzardo e le abbassiamo, con quei soldi, alle partite Iva, alle imprese, ai pensionati”.
Nell’ampio quadro del “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” si concretizzano le intenzioni dell’attuale esecutivo e la dichiarazione di guerra al gioco d’azzardo.
Slot e VLT
Spicca l’aumento del prelievo erariale su slot e VLT, le prime apparecchiature con scheda di gioco singola e quindi del tutto indipendente, le seconde apparecchiature collegate da remoto ad un terminale centrale che ne determina e garantisce il funzionamento. Secondo il Libro Blu 2017, la principale fonte statistica sull’azzardo italiano redatta dallo stesso organo di controllo (ADM – Agenzia Dogane e Monopoli) slot e VLT combinate valgono 49 miliardi di euro, l’ammontare di quanto vi hanno giocato gli italiani in quell’anno.
Le slot sono macchine decisamente più datate ma diffuse in maniera capillare sul territorio, già i governi precedenti hanno cominciato un’opera di rimozione di diversi di questi apparecchi, secondo una nota dell’ADM ne sono state eliminate dal 2016 ben 140 mila unità, una riduzione del 34% che porta oggi il numero delle slot a circa 259 mila unità su tutto il territorio.
Non superano le 60 mila unità, invece, le VLT che però assicurano vincite maggiori e hanno quindi riscontrato una mole di gioco poco inferiore a quella delle slot. Con la nuova Legge di Bilancio il prelievo sulle slot aumenterà dell’1,35%, sulle VLT dell’1,25%. Il payout (la percentuale di quanto il singolo gioco debba restituire in vincite di ciò che vi viene investito) per le VLT sarà dell’84%, per le slot del 68%, una percentuale molto più sfavorevole che mira una volta di più a scoraggiare il gioco su queste apparecchiature.
Le tassazione sul resto del settore
Non solo slot e gioco analogico, ce n’è per tutti i settori dell’azzardo, compreso l’online. La tassazione per poker, bingo e casinò si attesterà al 25%, per le scommesse diverse da quelle ippiche ci sarà il 20% di tassazione sulle giocate della rete fisica e il 24% sull’online, il 22% per il gioco virtuale (es. calcio virtuale). Quanto meno gravoso il peso fiscale che cadrà sul gioco online, settore del quale è stata risparmiata solo l’ippica, probabilmente in considerazione dello stato già precario di questo sport e dell’economia che muove.
In generale il gioco online è uno dei settori, se non il principale, più in salute di tutto il gioco d’azzardo italiano. Il gambling, così gli inglesi definiscono il gioco digitale, rappresenta un quarto del mercato e continua a crescere senza soluzione di continuità. Rispetto al 2015 il mercato è cresciuto del 59% e in due anni ha raggiunto una raccolta totale pari a 27 miliardi di euro. Un exploit che racconta un radicale cambio nei consumi che è ancora solo all’inizio e che le aziende del settore stanno lavorando a pieno ritmo per accompagnare al meglio. Attualmente basta aprire un account sul sito di uno degli operatori principali per poter avere un intero casinò sul proprio portatile e, ancora più innovativo e trasversale, sul proprio smartphone o qualsiasi altro device.
I delicati equilibri nel futuro dell’azzardo
Il 2019 del gioco d’azzardo sarà quindi un anno diviso a metà tra la rivoluzione messa in atto dal governo e l’instancabile voglia di gioco degli italiani. La rivoluzione è quella finora spiegata, la passione per il gioco è invece certificata dal fatto che nel 2017 la raccolta totale ha superato i 100 miliardi di euro, si migliorerà nel 2018 (i dati non sono stati ancora diffusi) e probabilmente farà ancora meglio nell’anno in corso.
L’azione di contrasto del governo era già stata annunciata con il decreto dignità che entrerà quasi del tutto in vigore proprio nell’arco del 2019. Il governo toglierà alle aziende del gambling il fondamentale strumento del marketing a cominciare dalle sponsorizzazioni: società sportive e di qualsiasi altra tipologia non potranno più fare da testimonial per il gioco d’azzardo a partire dal 1° gennaio. Tempo fino all’estate per le pubblicità di qualsiasi tipo: reclame televisive, passaggi radio, e-mail marketing, cartellonistica… Il non rispetto di queste norme sarà sanzionato pesantemente.
Certamente quest’anno rappresenterà l’inizio di un’azione più decisa nei riguardi del gioco, nelle disposizioni di sicurezza, nella limitazione della sua diffusione, l’inizio di quello che in futuro potrebbe essere un calo graduale della raccolta da compendiare con una costante di responsabilizzazione dei giocatori e di dissuasione dei soggetti più giovani, e quindi più a rischio.
Il gioco tra i minorenni è una delle grandi problematiche che emergono sul tema: il 37% degli studenti tra 15 e 19 anni, intervistati nell’ambito di una ricerca condotta dal CNR, ha dichiarato di aver giocato almeno una volta nel 2017, il 13,5% di questi ha già mostrato situazioni di rischio dipendenza. Una più equa e stringente regolamentazione del settore è sicuramente auspicabile, non di meno bisognerà non trascurare gli occupati (oltre 100 mila) e preservare i posti di lavoro senza dimenticare che il gettito fiscale del settore, circa 10 miliardi ogni anno, necessità di misure ponderate e scevre da derive proibizionistiche. Su questi equilibri si gioca l’anno, e il futuro, del gioco d’azzardo italiano.
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