VENEZIA - Il processo di privatizzazione del Casinò di Venezia si sta rivelando un vero e proprio travaglio. Fortemente voluto dal Comune e dal management della sala da gioco, tale processo è durato praticamente un anno e mezzo, e sembra essersi arenato proprio sul più bello.
Nemmeno un operatore ha per il momento ha apertamente il proprio interesse. Sembra che Caesars Entertainment e Paradise Entertainment siano interessati a capire quanto spazio di manovra possono avere, ma potrebbero essere anche le classiche chiacchiere messe in circolazione per cercare di smuovere le acque.
D'altronde, nonostante l'entusiasmo dimostrato dal Comune e l'indubbio sforzo prodotto affinché la privatizzazione si concludesse non più tardi della prossima primavera, la situazione del Casinò di Venezia non è delle più rosee.
La sala da gioco veneta è in costante calo di utili e di entrate ormai da anni e, stando così le cose, non è certo un prodotto appetibilissimo per un operatore privato.
C'è anche da dire che il bando di gara non è certo di quelli più economici. Vero, le strutture ci sono già e gli interventi in tal senso potrebbero essere minimi, ma parliamo di un bando da oltre 500 milioni di euro: 140 da versare subito, 308 a partire dal terzo anno (e ogni anno), 44 per le partecipazioni a CdV Gioco, 16 di tassa annuale e il 5% della differenza tra ricavi di gioco e 140 milioni.
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